Una delle caratteristiche, forse la più eclatante, della vita dei “religiosi”, suore e preti, è la castità, che viene promessa, come è noto, attraverso un preciso voto. Ricordiamo quello che scrisse S. Francesco nella sua Regola. In questo breve passo vengono menzionati i tre obblighi di un religioso:
“La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori”.
In effetti però, queste entusiastiche affermazioni del Santo contrastano con la necessità della creazione, che vengono espresse da Dio a Noè:
“E Dio benedisse Noè ed i suoi figli, e disse loro, siate fruttiferi e moltiplicatevi, e riempite la terra.” (Gn 9,1)
Le conseguenze psico-spirituali dell’obbligo ossessivo della castità, consistono in effetti devastanti sulla dimensione psichica di queste persone. Concentriamoci in queste brevi note sulle suore, infatti la situazione dei preti è leggermente diversa, richiedendosi ad essi non la castità ma il celibato. Ma il celibato obbligatorio non è evangelico, e questo possiamo dedurlo da vari passi scritturali. Ricordiamo che dell’argomento si occupò Paolo VI nella sua Enciclica: Sacerdotalis Caelibatus (1967).
Scrive Paolo VI:
“Il Nuovo Testamento, nel quale è conservata la dottrina di Cristo e degli Apostoli, non esige il celibato dei ministri sacri, ma lo propone piuttosto come libera obbedienza ad una speciale vocazione o ad uno speciale carisma. Gesù stesso non ha posto questa pregiudiziale nella scelta dei dodici.”
Il seguente è uno dei passi evangelici che testimonia il fatto che Pietro era sposato, e che questa sua condizione non era stata considerata ostativa da Gesù, rispetto al desiderio di Pietro di dedicare la vita al Signore:
“Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.” (Mt 8:14-15)
Quali sono le conseguenze dell’imposizione della castità sulle suore?
1) un’aspettativa di salvezza totalmente falsa;
2) una menomazione drastica della propria vita di sentimento che viene spostata nel vuoto, ed in generale della propria identità umana;
3) una falsa discriminante rispetto alle altre persone che praticano e vivono l’amore, che sono considerate, più ingenue, più confuse, meno concentrate su Dio e sul bene, meno pure, più deboli, più sporche ecc e avanti così, in una accozzaglia tremenda di errori e falsità.
Le persone che praticano questa forzatura inaudita nelle loro vite, credendo alla cosa assurda e blasfema, di essere “spose di Cristo”, sono inevitabilmente esposte a molti rischi, il più grave di tutti è un’indebita concentrazione sul sesso, che proprio in quanto totalmente impedito, diventa centrale, ossessivo, peccaminoso, satanico, dunque minaccioso, invadente, preminente.
Quando queste persone (inevitabilmente) sentono desiderio, immediatamente credono di essere possedute dal diavolo, iniziano a recitare rosari, a chiedere aiuto a qualche prete di turno, qualche ignorante bifolco messo lì per bloccare qualunque anelito di fuga. Costui non farà altro che rafforzare il divieto, facendo montare il desiderio come una marea, e destinando queste poverette ad un’infelicità costante, alla paura, a combattere contro fantasmi, ed in definitiva, spesso, a cadere vittime di qualche suora lesbica, che saprà “alleviare” le pene della consorella, allontanandola dal “rischio mortale” di desiderare un uomo! Costei vorrà forse assistere di persona all’azione masturbatoria della consorella, e per esorcizzarla, si offrirà di “pregare” insieme alla peccatrice, attraendola alla fine in un rapporto lesbico completo.
Questo scempio del Cristianesimo necessiterebbe di una riforma totale. Perché la “nuova chiesa riformata” nata dal Concilio Vaticano II, che è stata capace, in nome della “modernità” di distruggere la Messa Cattolica, e si occupa di accettare gli omosessuali a pieno regime, non pensa a liberare queste povere donne prigioniere dell’ignoranza e della perversione? La retorica della castità è infatti posticcia, un intervento del diavolo con uno dei suoi migliori inganni.
Inadeguatezza, ignoranza e regressione sono le conseguenze delle limitazioni e dei divieti, e abbiamo visto che alla castità si aggiungono: il divieto di possedere alcunché, e l’obbligo all’obbedienza. Tale dimensione psico-spirituale in sostanza consiste nell’abolizione della dignità di cittadino, e porta questi soggetti a non crescere, a rimanere eterni bambini, bambini invecchiati, tale è infatti l’espressione delle suore che mantengono un viso da bambina dal quale traspare una vecchiezza senza esperienza, senza profondità.
Questi soggetti sono estremamente egoisti ed incapaci di donare: se non fosse così non avrebbero scelto una vita del genere, che ha come finalità istituzionalizzata la realizzazione perenne del benessere materiale del gruppo, con l’alibi, e la menzogna, della donazione a Cristo della loro capacità d’amore.
Le parti del corpo dedicate alla generazione, vengono, in queste persone, spostate nell’inconscio, per cui in effetti vengono cancellate, la loro presenza e la loro esistenza negate. L’effetto è la creazione di una vergogna, una sorta di nero, di ombra sul corpo. Questo spostamento nell’ombra delle parti intime generative, inevitabilmente attrae la malattia, perché essendo negate, queste parti vengono invase dall’ombra, e dunque inevitabilmente dai démoni. Infatti come scrisse Jünger negli Aforismi, “Gli altari in rovina sono abitati dai démoni.”
In questi individui il rapporto con Dio è come se fosse congelato in un tempo remoto del passato, quando la soggettività e l’identità umane erano molto diverse, e di conseguenza anche il rapporto con Dio. Queste persone fantasticano di un Dio che non esiste, che non ha mai chiesto loro di fare quello che ignoranza e presunzione le hanno spinte a fare..
Forti, ahimè, della loro castità, trasformano, nel disprezzo, una parte eccelsa del loro corpo in un canale di scarico.
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